Ripercorriamo le tappe dei food trends 2015, ricordando quali sono state le tendenze e le novità dell’industria alimentare italiana e internazionale.
L’anno appena trascorso ha rappresentato un momento di svolta per l’industria alimentare, compiendo la definitiva trasformazione del cibo da esigenza primaria a prodotto esperienziale e alla moda: lo avevamo già raccontato su adhocash.it a proposito delle eccellenze agroalimentari italiane. In questo inizio del 2016 ripercorriamo perciò, i food trends 2015 tra novità, tradizione, cibi di tendenza e un nuovo interessante fenomeno: il rapporto tra cibo e social media.
I food trends del 2015 sono nati da due fenomeni diversi, ma convergenti: la crisi economica da un lato, che ha prodotto un drastico calo dei cibi “superflui”, di olio e verdure, e il cosiddetto “evangelismo del cibo”, che fa dei prodotti sani e biologici una scelta di tendenza. Tornano, ad esempio, i grassi “sani”: grasso di pollo, burro a km zero, yogurt con grassi salutari, hanno già conquistato le tavole di mezzo mondo. Ma vi è anche un ritorno al consumo di carne e cereali da filiera corta, e soprattutto di legumi, sana alternativa proteica alla carne. A conti fatti però, in quest'anno appena trascorso, uno dei principali cambiamenti nell'industria alimentare è rappresentato dal cibo etnico. Non a caso, oggi, questo tipo di cibo spopola nei ristoranti così come sugli scaffali del supermercato, dove hanno preso il largo la quinoa,il miglio, il tofu e la salsa harissa (un mix di peperoncino secco, aglio, pomodoro, coriandolo, paprica, cumino e olio).
Incredibile ma vero, il 2015 ha visto anche l’esplosione del cibo a base di insetti: presentato come uno sdoganamento della cucina orientale, è sano ed ecosostenibile; sono tantissimi, infatti, i ristoranti stellati che già servono hamburger di carne di grillo, annoverati già tra i cibi di tendenza.
Quando cambiano gli elementi della cucina, gli “strumenti del mestiere” cambiano anch’essi. Ed è proprio per seguire queste novelle del settore food&beverage che il ristorante si è fatto hi-tech. Carte dei vini e menù forniti su tablet, ma soprattutto app (come quella lanciata da una nota catena di pizzerie americane) in grado di comporre il piatto che desiderate con gli ingredienti più amati. Ma si fanno largo anche nuove formule come la bistronomia (bistrot gestiti da grandi chef, con prodotti salutari e a prezzi relativamente bassi) o la neurogastronomia, concetto secondo cui un cibo va assaporato in un ambiente consono ad esaltare sapori e profumi.
Riprendendo una tendenza assai diffusa oltreoceano e nelle principali capitali europee, anche nel nostro Paese si conferma il must del “market-restaurant”, così come accade da anni nel corso delle degustazioni svolte nei cash & carry Adhoc, dove l’esperienza d’acquisto è strettamente legata alla conoscenza diretta e all’assaggio dei nuovi prodotti.
Riscuote un certo successo anche la cucina monotema: lo dimostra il fenomeno delle patatinerie che aprono ovunque, soprattutto nelle grandi capitali, e che servono esclusivamente chips.
Ma ciò che è cambiato è soprattutto il nostro rapporto con il cibo, che da rito quotidiano è divenuto mezzo di comunicazione e strumento di condivisione. Tra i food trends 2015, infatti, c’è da annoverare il cosiddetto foodstagramming, ovvero la condivisione social delle fotografie del cibo. Una nuova moda che divide e fa discutere: “autobiografia del sé” secondo alcuni, recensioni non autorizzate secondo gli chef, fenomeno “asocial” secondo i sociologi, ma scagli la prima pietra chi almeno una volta non ha postato sui social composizioni ardite di affettati o meraviglie gourmet.
Conferme, new entries, bizzarre novità e strumenti 2.0: l’industria alimentare negli ultimi mesi ha inseguito letteralmente i food trends 2015, testimonianza sì di un mondo che cambia alla velocità della luce, ma conferma, allo stesso tempo, del cibo come uno dei veri piaceri della vita.
Ma in questo scenario così mutevole, qual è il modo migliore per rispondere alle nuove esigenze dei commensali italiani? Adhoc prova a dare la sua risposta attraverso un continuo monitoraggio del mercato, ma soprattutto consultando i propri clienti, con l'obiettivo di offrire prodotti che siano in grado di regalare non solo sostentamento, ma soprattutto nuovi percorsi esperienziali.