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L'evoluzione del consumatore di vino
Pubblicato il 20/06/2018

L'evoluzione del consumatore di vino

Quello del  vino è un mondo antico eppure modernissimo, sempre più composito ma assolutamente di tendenza e sicuramente affascinante. Quando parliamo del mondo del vino intendiamo comprendervi  tutto quel microcosmo che investe sia i producer sia i consumer partendo dalla viticoltura fino alla commercializzazione del prodotto finito che è al tempo stesso sia economia che cultura.
Oggi questo mondo è molto studiato e nell’ambito della somma manifestazione italiana del settore, Vinitaly, è stata presentata dall’Osservatorio del Vino e da Veronafiere, con i partner Ismea, Wine Monitor, Sda Bocconi, Crea Viticoltura Enologia un’analisi che ha messo a fuoco diversi aspetti dell’evoluzione del vino italiano: dalla trasformazione della geografia produttiva, all’analisi  del marketing del vino per arrivare a capire come sono evoluti stili di consumo e strategie distributive.
Ne è venuto fuori che la qualità del vino oggi in Italia si traduce in 523 Dop e Igp diffuse in modo quasi “capillare” su tutte le aree viticole del Paese e, giustamente, si è evidenziato che il vino è passato negli anni  da semplice alimento a prodotto cult. In riferimento al territorio la superficie coltivata a vite si è dimezzata e si è concentrata nelle aree a maggior vocazione privilegiando sempre più la qualità del vitigno e non le quantità produttive.

Oggi la condizione economica e professionale di punta sta nel poter migliorare la qualità del vino e di sostenere la competitività sui mercati internazionali, oltre  che sui canali nazionali; i piccoli volumi con privilegio della qualità possono essere sostenuti non da molti “vigneron” creando una selezione naturale nel mercato sia nazionale che internazionale.
Chi sono oggi i consumatori del vino? Da diversi decenni c’è una tendenza alla riduzione quantitativa del consumo di vino. Con la fuga dalle campagne, la “destrutturazione” dei pasti e la riduzione del fabbisogno calorico medio, gli italiani hanno ridotto il consumo quotidiano di vino, per spostare le proprie attenzioni sia a bevande diverse ma soprattutto a differenti modalità di consumo dello stesso prodotto.

Dalla stessa ricerca emergono alcune preferenze al consumo che possiamo riassumere cosi: c’è una preferenza del rosso sul bianco con ‘percentuali bulgare’, l’82% preferisce consumare un buon rosso; si preferisce consumarlo a cena, per le feste la parte del leone la fa lo spumante, restano gli uomini i maggiori estimatori del vino ma il gentil sesso è in ascesa.
Quali vini si preferisce consumare? Ad aprire la classifica è comunque lo Chardonnay (37%), seguito da Pinot Bianco (14%), Vermentino (14%), Traminer (8%), Ribolla (6%), Pinot Grigio, Müller-Thurgau e Falanghina (tutti e tre al 5% di citazioni), Pecorino (3%).
Quando però guardiamo alla classifica dei vini, il più citato è il Lambrusco, cioè il vino rosso frizzante per eccellenza. L’impressione è che una parte consistente del campione abbia come punto di riferimento una tipologia di vino e con fatica si allontani da quella. Il Montepulciano si colloca al secondo posto con il 12% delle citazioni, mentre il Chianti è terzo con il 9%, risultato sicuramente positivo ma che probabilmente qualche anno fa sarebbe stato migliore. Stesso punteggio per il Merlot, con Barbera, Barolo e Nero d’Avola al 7 per cento.
La classifica si chiude con Cabernet Sauvignon (6%), Pinot Nero e Primitivo (5%), Amarone (4%), Cannonau, Negramaro e Sangiovese (2%).
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