La pasta è l’alimento cui tutti siamo più legati in assoluto, la sua versatilità e la possibilità di utilizzo infinito ne fanno una scelta quotidiana per il nutrimento ancora oggi di moltissimi. La preferenza per questo tipo di cibo affonda le sue radici quasi nella notte dei tempi: si pensi che la pasta è già presente fra noi addirittura diversi secoli prima di Cristo, in corrispondenza con lo sviluppo da parte dell’uomo della coltura dei cereali.
Chi di noi può dire di rimanere insensibile davanti a una “bolognese” o una “carbonara”, o ancora di più ad una “amatriciana”? Che dire di cannelloni o lasagne ripiene piuttosto che di una linguina allo scoglio una trenetta al pesto o un semplicissimo spaghetto al pomodoro? Per non parlare dell’uso nelle minestre di legumi. Non c’è nulla da fare in qualunque modo la si prepari, la pasta in tavola riesce sempre a gratificare il nostro palato.
Il rovescio della medaglia è che oggi, in epoca di diete imperanti, si è erroneamente diffuso un sentimento di demonizzazione della pasta come elemento principe portatore di carboidrati che in quanto tali producono l’ingrassamento e accumulo di grasso nell’uomo.
Nulla di più erroneo, il problema non è la pasta in se che – invece – è un prodotto sano e digeribile oltre che flessibile ma piuttosto il modo di condirla e soprattutto le quantità che se ne consumano. A tutti fa gola il piatto strabordante di pasta al sugo ma è proprio quella quantità che finisce per lederci.
Dal punto di vista nutrizionale, la pasta è un alimento ad alta densità energetica: circa 350 Kcal/100 g di prodotto, per questo motivo sono da tenere sotto controllo le quantità che si consumano e soprattutto evitare quelle paste non tradizionali (di mais, di riso che accumulano quantità di lipidi molto superiori a quelle di grano) e semmai rivolgersi a quelle che miscelano vari cereali bilanciandole. Attenzione anche alle paste senza glutine che dal punto di vista dietologico sono ancora più caloriche di quelle industriali.
La domanda da porsi allora non è pasta si o pasta no ma piuttosto quale tipo di pasta scegliere? Qui poi le domande si diramano e si moltiplicano perché gli input che ci giungono sono tanti.
Pasta di grano duro o di grano tenero? Nel nostro Paese una legge del 1967 obbliga a produrre la pasta secca esclusivamente con grano duro, nel rispetto di parametri, quali umidità, proteine e acidità, che determinano l’alta qualità del prodotto.
Altro falso mito da sfatare: nel grano utilizzato non sono ammessi mai Ogm!
Macinatura a pietra o industriale? E’ chiaro che la pasta industriale non potrà essere molita a pietra e che questa scelta porta più verso un tipo di pasta artigianale ma non facciamoci tediare da questa problematica che non fa la differenza.
Come anche la trafilatura: al bronzo o al teflon? All’esterno le trafile sono tutte fatte dello stesso materiale: il bronzo. È l’inserto interno che cambia. Può essere in teflon, e in questo caso si ottiene una pasta più liscia e dal colore più giallo, oppure in bronzo, e in questo caso la pasta appare più pallida e ruvida.
Scegliete secondo i vostri gusti ed esigenze sono buone entrambe. Un ultimo consiglio aggiungete il sale al bollore dell’acqua e prima di calare la pasta per una migliore cottura sempre al dente mi raccomando!