Non si può dire che sia stata una buona annata per il vino, la produzione mondiale ha fatto segnare un segno negativo davvero preoccupante: un calo del 5% per un totale stimato in 259,4 milioni di ettolitri, tra i livelli più bassi dal 2000. L'Oiv che ha pubblicato le stime dice che questo con 246,7 milioni di ettolitri prodotti è il quarto record negativo dagli Anni 50 a oggi.
L'Italia conserva comunque il primato su Francia e Spagna mentre pesa negli Usa l'incertezza dopo i vastissimi incendi in California. Così per il terzo anno consecutivo, l'Italia mantiene il primato produttivo a livello mondiale, ma c'è poco da esultare vista la vendemmia complicata e la qualità eterogenea delle uve che i produttori hanno portato in cantina.
Le motivazioni di questa debacle sono da ricercare nelle difficoltà metereologiche e l'instabilità climatica che sta diventando sempre più bizzarra via via negli anni. Certo qui il discorso si fa complicato e vastissimo inglobando tutto quanto è possibile pensare in termini di politiche mondiali per la sostenibilità e la salvaguardia del pianeta che con le ultime defaillance volontarie degli States rischiano di minare ancora di più il futuro.
Dall'altra parte del mondo le cose vanno un po' meglio, con una produzione di vino che, a giudizio di Oiv, dovrebbe risultare "abbastanza stabile". Torna a crescere l'America del Sud; in Argentina, la produzione 2017 risale del 25%. In Brasile un maxi aumento del 169 per cento. Tra gli altri Paesi, cresce il Sud Africa e per quanto riguarda l'Oceania, le stime Oiv mettono l'Australia in aumento del 6% .
Sul versante dei consumi l'Oiv ha elaborato una proiezione che considera due scenari: uno sulla ripresa nel lungo periodo partita nel 2000, l'altro sull'andamento negativo di questo mercato a partire dalla crisi economica del 2008.